Per la prima volta dal 2014, i giochi Dreamlord Games e NessunDove non parteciperanno al premio Gioco di ruolo dell’Anno di Lucca Comics & Games.
È stata una decisione sofferta, soprattutto perché mai come quest’anno siamo ricchi di nuove uscite, e pensiamo sia giusto comunicarlo in prima persona a chi ci segue, spiegando le motivazioni dietro a questa scelta.
A partire dal 2019 Dreamlord Games ha iniziato una nuova fase: nuovo nome, nuovo logo e nuove collaborazioni. Una decisione dettata da una scena del gioco di ruolo sempre più viva e variegata che ha bisogno di sempre più energie e attenzioni. Una sfida che abbiamo voluto raccogliere insieme agli amici di NessunDove (le menti dietro a Laiv.it e Crescendo Giocoso), proprio per aprirci a nuovi formati: giochi dal vivo, giochi per due, giochi epistolari, giochi solitari, game poems; oltre allo storico legame tra Dreamlord e la scuola di design che affonda le radici in The Forge.
È un percorso ancora agli inizi e non è facile per nessuno restare al passo con i tempi, quindi iniziamo dicendo che abbiamo grande rispetto per la dedizione dei giudici del Gioco dell’Anno: ormai i titoli in uscita ogni anno sono molti e provarli in tempi brevi è una vera impresa. Apprezziamo anche le dichiarazioni di apertura a nuovi formati, per esempio lo scorso anno abbiamo proposto due chamber larp (Infinite Minutes e Burning Opera) e ci ha fatto piacere vederli accettati, nonostante il regolamento escludesse i “regolamenti live”. Dobbiamo, però, constatare che il regolamento non è stato aggiornato di conseguenza e, al di là di questo piccolo esempio, siamo convinti che aspettarsi da un gruppo ristrettissimo di giurati (appassionati come noi, non retribuiti) le energie per tenersi aggiornati e guardare con mente aperta a tutti i formati di gioco sia poco credibile.
Voler aprire a tutti i giochi, quest’anno si parla anche di PDF autoprodotti, è lodevole, ma, come abbiamo imparato sulla nostra pelle, per valorizzare tipi di giochi molto diversi non si può applicare sempre lo stesso approccio. Non spetta a noi dire che direzione debba prendere Il Gioco dell’Anno (abbiamo già le nostre gatte da pelare per capire come dimostrare giochi epistolari o solitari, per dirne una), ma quando siamo stati interpellati ci siamo espressi a favore di più segnalazioni o categorie.
Sappiamo di rappresentare una minoranza di giocatori e non avanziamo certo pretese, ma auspichiamo che la discussione vada oltre la stucchevole diatriba tra “indie” e “mainstream” che si ripete di continuo anche nella nostra scena; spesso tirando fuori il peggio dalle persone coinvolte e minando la collaborazione tra realtà che dovrebbe essere prioritaria in un campo che ha bisogno di farsi conoscere, come quello che tutti condividiamo. Quello che possiamo fare nel nostro piccolo è prendere una posizione, non partecipando al premio quest’anno e sperando che si tratti solo di una pausa di riflessione. Per noi i nostri giochi sono interessanti allo stesso modo e non ragioniamo secondo nessuna gerarchia che premi i giochi al tavolo “da campagna”, solo perché sono il formato più diffuso. Speriamo quindi in un premio diverso sotto certi aspetti, che ci aiuti a mettere in luce le qualità e le particolarità di ogni titolo, o quanto meno sia chiaro nel farci comprendere quali titoli ha senso proporre, in modo da non appesantire il nostro lavoro e quello dei giudici spedendo ogni volta sette copie di giochi non adatti allo spirito dell’iniziativa.